Dietro di me il sole che va a nascondersi rincorrendo altri fusi orari, davanti a me il Mar Rosso e il Sinai che si colora di rosa. Il mare piatto, le razze che giocano a rincorrersi, migliaia di pesci sotto i piedi che si preparano alla notte. Non so cosa faranno, dormiranno? Si cercheranno del cibo?
Mi stendo sulla piattaforma mobile, sento il lieve sciabordio del mare, sono solo e sto bene. Mi accendo una sigaretta e il calore sprigionato dall’accendino è ancora simile a quello del sole che batte i suoi ultimi raggi sulla mia schiena. Fa caldo ad agosto, qui. Magari anche 48 gradi, ma non li senti.
O, almeno, io non li sento.

Sento dei passi dietro di me, il portello che custodisce l’attrezzatura da sub viene aperto, i pesi buttati dentro. Mi infastidisce questo rumore, entra con troppa violenza in un momento di assoluto abbandono alla bellezza della natura.
Sono in pace e lo sono Con Tutto il Cuore, e non mi capita spesso di esserlo.
Intanto il sole sfuma ancora di più, il mare perde le sue tonalità e diventa un po’ più scuro anche se al largo continua a rimanere blu cobalto. La penisola del Sinai saluta il giorno trascorso, l’ombra la avvolge e anche lei cambia colore e diventa un marrone più scuro.
Tutto in pochi istanti, come è mutevole la vita.
Sento la presenza di Dio anche se non lo vedo, la sento nei miei piedi immersi nel mare di pochi centimetri, la sento nel soffio caldo del vento del deserto, la ascolto nel lieve frullare di ali di qualche gabbiano, la immagino nei pesci di tutti i colori, che ora senza più il sole diventeranno grigi, e poi neri. Ma so che domani li ritroverò.
“Disturbo?”
“Ciao Mohammed, no non disturbi, stavo guardando il tramonto”
“Uhm, hai l’aria molto assorta anche stasera, è da qualche giorno che ti osservo. Tra qualche minuto, spenta la sigaretta, infilerai le pinne e la maschera e nuoterai lungo la barriera, poi devierai a destra e andrai nel blu, a trecento metri da qui. Lì ti sentirai al sicuro, vero?”, chiede Mohammed accendendosi anche lui una sigaretta.
“Sono così prevedibile? Comunque hai ragione, questo è il momento della giornata che preferisco. Mi sento in pace con me stesso, con il mondo. Tutto ha un senso e le preoccupazioni mi scivolano di dosso e le lascio tutte cadere là, nel blu, precipiteranno negli ottocento metri di fondale”.
Rimaniamo qualche minuto in silenzio, mentre le ombre si allungano ancora di più. Sotto di me, il mare è ancora cristallino, visibilità perfetta.
“Hai fatto qualche immersione oggi?”
“E me lo chiedi?”, Mohammed scoppia a ridere. “Oggi ho fatto un battesimo del mare, al parco marino di Ras Mohammed”.
“Battesimo del mare?”, chiedo io incuriosito.
“Si, non sai cos’è?”
“No”
“Beh, è molto semplice: ti infili tutta l’attrezzatura da sub, ma non devi fare nulla. Io ti prendo per la valvola della bambola e ti porto giù a otto metri, senza fretta, metro per metro. Tu devi solo respirare. Vuoi provarlo?”
“Ma tu sei pazzo. Guarda, il pensiero di mettermi tutta quella roba addosso già mi opprime, e poi andare sott’acqua, no non fa per me, ho rischiato di affogare anni fa a Formentera, per anni non ho fatto il bagno se non dove toccavo. Quando mi vedi là nel blu con un fondale di ottocento metri, beh consideralo già un dono di Allah”.
Mohammed scoppia di nuovo a ridere, scoprendo tutti i denti bianchissimi.
“Ora devo andare, ma tu pensaci stanotte. Prova a sognare che cosa si prova quando ci si immerge”
“Non posso sognare una cosa che non ho mai neanche immaginato”, replico io.
“Appunto”.
Si alza in piedi, mi saluta e con passi lenti se ne va. Io infilo maschere e pinne e vado verso il blu e mentre la profondità del fondale aumenta sempre di più, non riesco a non pensare alle ultime parole di Mohammed.
(TO BE CONTINUED)
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