Il desiderio di essere amati

Perché questa ossessiva realizzazione nel lavoro? Qui non è più una questione di se e quanto nobilita l'uomo.
Cosa dimostra?
Possibile che solo attraverso il lavoro e i fatui successi che ne derivano, oggi riusciamo a mostrare agli altri cosa siamo? Quanto siamo bravi, quanto valiamo.
Se fossimo dei grandissimi pensatori, senza un ruolo in un associazione di prestigio, senza un elogio su
Repubblica, senza un volto su ‘Chi’ saremmo ‘appetibili’, interessanti, valutati?
Perché la ricerca del successo a tutti i costi. La
fama, la popolarità.
Riusciremo a fare un passo indietro e soprattutto sarà giusto farlo, oppure è solo
evoluzione? Inevitabile, globale, evoluzione.
Sarà tutto forse legato al
desiderio di essere amati, ma ci deve essere la via di mezzo. Una sorta di compromesso storico tra quanto possiamo annullarci e quanto meritiamo di essere nel cuore della gente di cui ci importa veramente. Dovremmo poter riuscire ad essere amati, senza dover mostrare al mondo quanto siamo fighi, senza dover ridurre in una squallida recita la nostra vita, per apparire interessanti agli altri.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma esisti oppure sono solo parole?
speriamo la prima, altrimenti blaaaaa blaaaaaa blaaaa

Giulio ha detto...

Adesso come adesso...esisto. Come tutti, oltre che di acqua, sono fatto di molte 'parole'. Fortunatamente, di parole che per lo più penso (e a volte scrivo). Per quanto riguarda il tema del post: faccio del mio meglio, a volte sbaglio, altre volte riesco anche a rimediare.