Il Battesimo del Mare (Parte Terza)

Rispondo al segno dell'ok, decisamente poco convinto.
Infilo la maschera, poi l'erogatore in bocca. Faccio qualche respiro, sento l'aria che fluisce dalle bombole, attraversa i cavi e passando dall'erogatore mi gonfia i polmoni.
E' un rumore meccanico, inquietante.

Guardo Mohammed, con un paio di bracciate è dietro di me.
Afferra le valvole della bombola, così come si tiene un cane al guinzaglio.
"Ora sgonfiamo il GAV e andiamo giù, un metro alla volta. Ogni metro devi compensare, ricordi come si fa?"
"Si", rispondo io sempre preoccupato.
"Ora fai una prova. Metti la testa sott'acqua e respira normalmente. Dentro l'aria e fuori l'aria. E' semplice"

Oh cazzo.

Ci provo, affondo la testa sott'acqua e rimango in apnea, non respiro per almeno dieci secondi, poi il corpo decide che è giunto il momento e traggo un profondo respiro, poi butto fuori l'aria.

Incredibile, funziona!

Ci provo una seconda volta, poi una terza. Posso respirare sott'acqua, come un pesce. Tiro fuori la testa dall'acqua, un sorriso raggiante so illuminarmi il viso.
Mohammed risponde con una risata.

"Hai visto come è facile?", mi chiede
"E' magico, non facile", rispondo io ridendo di gusto e poi aggiungo, preso dalla frenesia della novità: "Presto sgonfiamo i GAV e andiamo sotto"
"Si, ma un metro alla volta e compensa sempre, tenendo chiuso il naso soffia per non farti male alle orecchie".

Comincia la discesa.
Dieci centimetri, mezzo metro, un metro.
Ci fermiamo e mi ritrovo a galleggiare senza nessuna spinta, in assetto neutro.
Guardo il mondo intorno a me, centinaia di pesci vengono a salutarmi, passano da tutte le parti, piccoli e grandi, colorati e grigi.

Poi scendiamo ancora.
Tre metri, cinque. Rimaniamo in assetto e Mohammed comincia a guidarmi sempre tenendo una mano sulle valvole, non mi lascia un secondo e questo mi fa sentire incredibilmente sicuro.
Apro le braccia, come volessi volare e la sensazione è proprio questa.
Sono sospeso in aria, in acqua, non lo so dove. So solo che è un altro mondo.
Scendiamo a otto metri, poi dieci e all'improvviso uno strattone.

Mohammed mi fa girare di colpo sul mio asse, lentamente avanza di noi una murena lunga almeno due metri e mezzo, con le fauci spalancate e file di denti minacciose, ma non fa paura.
Ci scostiamo solo un attimo, la lasciamo passare inchinandoci al suo essere così maestoso.
Pinneggiamo lentamente, passando affianco alla barriera corallina che sprofonda sotto di noi in blu cobalto, sono ipnotizzato, quasi drogato dalla miriade di colori e luci e movimenti dei pesci, di ogni genere, che ruotano intorno a noi in una danza naturale.

Tocchiamo il fondale, siamo a dodici metri e il sole penetra facilmente a questa profondità.
Ci sdraiamo entrambi sul fondale, apriamo braccia e gambe e vediamo gli snorkeler nuotare molto più in alto di noi, i raggi del sole colpiscono la mia maschera, illuminando tutto intorno.

Mohammed mi fa un altro cenno, nello scalino sotto al nostro, forse qualche metro più sotto, passa uno squalo, non ci degna neanche di uno sguardo.
Nuota lentamente e se ne va, salutandoci con le enormi pinne dorsali che fendono l'acqua come dei rasoi affilati.

Risaliamo, un metro per volta e siamo in superficie.
Grido di gioia per quello che ho visto, per aver superato la mia paura e il mondo colorato sotto di me sembra accorgersi della mia felicità, perchè tanti pesci si avvicinano e passano vicino ad ogni angolo del mio corpo protetto dalla muta, quasi volessero accarezzarmi, dandomi delle pacche di congratulazioni.

E le accetto tutte, una per una.

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